Come difendersi dal senso comune: @2. Se ti impegni e hai coraggio ce la puoi fare: volere è potere!
15 Apr 2017
Come difendersi dal senso comune: @2. Se ti impegni e hai coraggio ce la puoi fare: volere è potere!
Posted On: 15 Aprile 2017 | by: Pier Paolo D'Alia

Categories: Psicoterapia Strategica, Varie

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Sin dalla nascita tutti noi siamo bombardati da una serie di affermazioni e concetti che fanno parte del cosiddetto “senso comune” e che diventano il nostro pane quotidiano nell’orientarci lungo il sentiero della vita.

Lo scopo è quello sbrigare situazioni in tempi rapidi, evitando di sprecare energie o tempo inutilmente, secondo il principio:

se molti, come me, la pensano o hanno agito allo stesso modo (prima di me), evidentemente funziona!  

Questa è la logica del senso comune, ovvero accettare una soluzione acriticamente.

Un primo obiettivo di questi articoli è dimostrare come spesso accada l’esatto contrario ed invece di venirci in soccorso, rimaniamo bloccati proprio nel “senso comune”.
L’altro è quello di trovare delle soluzioni alternative da poter sperimentare.

 

@2. Se ti impegni e hai coraggio ce la puoi fare: volere è potere!

La logica di cui vi parlo oggi è strettamente connessa all’ultimo post (qui), anch’essa figlia della società contemporanea, e per questo largamente diffusa.

Essendo la statistica a favore del “senso comune” che affrontiamo, una buona fetta di popolazione avrà trovato o troverà giovamento in essa; di conseguenza questo articolo non è per loro.

Per tutti coloro che invece, nonostante l’impegno profuso, lo sforzo ed il coraggio, non sono riusciti a raggiungere un determinato obiettivo, di seguito parleremo di alcune possibili alternative utili ad evitare i brutti “risvolti” di una sconfitta.

 

Di cosa parliamo???

In poche parole di un modo di pensare. E’ su questo che ci concentreremo.

In realtà non tutti nascono con la convinzione che volere è potere, molto più spesso questa credenza ci viene trasmessa dall’esterno. Non a casa ho utilizzato, nel titolo del post, una delle frasi maggiormente inflazionate nel momento del bisogno:

“se ti impegni ce la puoi fare!”.  

Come ogni credenza questa viene considerata una realtà lapalissiana, non discutibile e con il passare del tempo il motto “volere è potere” diventerà una nostra modalità di pensiero, ovvero di una modalità con cui affrontiamo la realtà.

Così facendo abbiamo la totale responsabilità del successo sulle nostre spalle, così come dell’insuccesso. Nel secondo caso saremo portati a pensare che non abbiamo espresso il giusto impegno o la giusta motivazione, complicando ancor di più la faccenda, perché al peso della “sconfitta” si sommerà il senso di colpa.

Per chi ha letto il precedente post (qui) sarà facile intravedere un altro meccanismo, oramai familiare, che può entrare in gioco a questo punto: “di più è meglio”.

Del resto il filo conduttore appare chiaro: se non ho ottenuto ciò che voglio è perché non mi sono impegnato abbastanza quindi, per porre rimedio, l’unica soluzione è impegnarsi di più…e così via!

Ecco, se vi riconoscete in questo schema sarà bene continuare la lettura.

 

Le possibili alternative

1.# Valutare le capacità personali 

Il volere molto spesso non corrisponde al potere semplicemente perché, per raggiungere un obiettivo, sono necessarie delle abilità specifiche, che sono importanti tanto quanto l’essere motivati.

Se non si possiedono le abilità necessarie è inutile tentare o incolparsi per un insuccesso.

Prova a chiederti ironicamente: “se mi impegno e sbatto con decisione le braccia posso volare”. Questo è chiaramente impossibile.

Ora proviamo ad immaginarci in un colloquio di lavoro dove abbiamo mentito sulla nostra conoscenza dell’inglese. Basterà una semplice frase a far crollare il fragile castello di carte. Non trovandoci in tale situazione anche qui possiamo cavarcela con una risata, ma capirete bene la pericolosità di affidarsi semplicemente alla motivazione o all’impegno.

Valutare sempre le proprie abilità in relazione al problema, o all’obiettivo, ci consente di evitare molte frustrazioni, perdite di tempo ed energia.

 

2. # Valutare le componenti che non dipendono da noi 

L’altro ostacolo che si può frapporre tra noi ed il successo è rappresentato dall’universo delle componenti esterne, anch’esse importanti tanto quanto la motivazione.

Come dire: posso cercare di guardare un tramonto con tutto me stesso, ma se tra me e l’orizzonte si frappone un muro, allora sarà difficile ricordare qualche bella immagine del sole che scompare.

In questo caso sarà utile creare una mappa mentale, ancor di più se la riportiamo graficamente su un foglio o un file, dei vari passi (meglio ancora azioni) necessari al raggiungimento del nostro scopo. Accanto ad ogni azione possiamo elencare le cosiddette variabili esterne (scusate il linguaggio eccessivamente psico…).

In questo modo possiamo valutare più realisticamente quanto il successo o l’insuccesso dipendano da noi e quanto da altri fattori; al tempo stesso possiamo dirigere alcune nostre energie proprio verso questi fattori, per renderli, dove possibile, dei facilitatori piuttosto che delle barriere.

Riporto una grafica per essere più chiaro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come ogni credenza o senso comune che sto affrontando in questi articoli il problema non è mai nel fatto in se quanto piuttosto nella rigidità, ovvero nell’incapacità di trovare possibili soluzioni alternative.

 

Dott. Pier Paolo D’Alia
Psicologo
Specializzando in Psicoterapia Strategica Integrata