
Iatrofobia. Quando una puntura diventa un problema.
Letteralmente la parola Iatrofobia significa “paura del medico”, ma nella realtà possiamo associare questo termine a tutte quelle paure che riguardano la medicina, i dottori e le pratiche utilizzate nel modo sanitario.
In un senso più ampio la Iatrofobia può essere intesa come una vera e propria paura di soffrire. Se risaliamo a non più tardi di 60-70 anni fa, la maggior parte delle procedure mediche non erano certo paragonabili a quelle odierne. Nel 2018 ho visitato un antico ospedale in Francia (per la precisione a Beaune), e vi assicuro che la vista di alcuni “attrezzi” utilizzati allora non era affatto rassicurante.
Oggi, sebbene la tecnologia sia avanzata, le persone che soffrono di Iatrofobia trovano difficoltà anche in un semplice prelievo, in una visita di controllo, non parliamo di interventi più invasivi come le operazioni chirurgiche.
Scendendo più nello specifico, troviamo forme di Iatrofobia piuttosto curiose e interessanti, come le seguenti:

- Emofobia: ovvero la paura del sangue. Il classico esempio sono le persone che evitano i prelievi per paura di svenire alla semplice vista del fluido.
- Odontofobia: la paura dei dentisti.
- Chemofobia: paura di assumere qualsiasi sostanza (farmaci) di origine chimica. Generalmente chi soffre di Chemofobia rifiuta l’utilizzo dei farmaci “ufficiali”, a favore di rimedi naturali e biologici.
Quando la Iatrofobia diventa un problema
Se ci pensiamo bene evitare una sofferenza fisica non è poi un problema. Effettivamente sono piuttosto d’accordo con un’affermazione simile, fatta eccezione per alcune situazioni particolari:
- quando affrontare una procedura medica è indispensabile per la nostra salute nell’immediato o come forma preventiva. Ad esempio effettuare, con le giuste indicazioni, alcuni prelievi del sangue per il diabete o il colesterolo;
- quando la salute in questione riguarda qualcun altro, come vaccinarsi nei confronti di determinate patologie o effettuare i dovuti accertamenti per una mamma in attesa.
Appare chiaro come il comportamento o la soluzione principale, adottata in questi casi, sia proprio l’evitamento del mondo della medicina o di alcuni settori particolari.
Come ho già descritto nel precedente articolo (qui) gli effetti prodotti da una soluzione del genere non sono “indifferenti”, ma costituiscono proprio la legna che alimenta la nostra paura. Più sono le volte che evito, più reale e consistente sarà la paura associata ad una puntura, una visita, alla rimozione di una carie e così via.
Nel caso della Iatrofobia, a tutto questo, dobbiamo necessariamente sommare le possibili controindicazioni “fisiche” dovute proprio all’assenza di un parere o di un controllo medico.
Iatrofobia e Terapie Brevi
Sebbene in alcune circostanze sia utile comprendere che l’evitamento produce più effetti negativi che positivi, molto spesso per le fobie questo non è sufficiente. Possiamo considerarlo un primo passo, una riflessione utile per iniziare a scardinare la paura della sofferenza o, nel caso non bastasse, per iniziare un percorso di terapia.
Superare questo problema è possibile, anche con poche sedute. Le Terapie Brevi, grazie ad alcune procedure particolari, sono in grado di offrirti questa possibilità focalizzandosi sulla soluzione del problema e sulle tue risorse.
Dott. Pier Paolo D’Alia
Psicologo Psicoterapeuta
Terapie Brevi
- 0 Comment |
- Write yours comments